Onu: allarme scuolaCoronavirus allarme ONU dichiarazione
Tutti gli studenti devono ritornare sui banchi di scuola, questa è la priorità nazionale di ciascun paese. L’Onu lancia l’appello definitivo e parla chiaro, ma sopratutto si fa sentire il suo segretario generale Antonio Guterres, secondo il quale il mondo rischia di essere colpito da un disastro generazionale senza tempo: causa la chiusura delle scuole e del cambiamento “violento” che gli studenti hanno dovuto accettare e adattare all’interno della loro routine scolastica. Forse troppo esagerato? La connessione online permette una più facile comunicazione tra tutti, ma sopratutto una “condivisione” senza precedenti: basti pensare alla didattica online intrapresa da molte università, che ha portato un concreto aiuto a chi non si poteva permettere di presenziare alle lezioni ( ci si riferisce agli studenti lavoratori o ai pendolari).Coronavirus allarme ONU dichiarazione
“Nonostante le tante lezioni online, via radio e televisione, molti studenti non sono comunque raggiungibili – ha detto Guterres – gli studenti disabili, quelli delle minoranze, gli sfollati, i rifugiati e quelli che vivono nelle zone più remote rischiano di essere lasciati indietro”.
Stando ai dati dell’Unesco a metà luglio le scuole erano chiuse in circa 160 paesi. Più di un miliardo gli studenti coinvolti, di cui oltre 65 milioni in Europa: in Italia sono quasi 11 milioni i ragazzi rimasti a casa. Una crisi educativa che, sempre secondo l’Onu, il mondo stava già vivendo prima della pandemia, quando erano 250 milioni i bambini che non avevano la possibilità di frequentare le lezioni. Per provare a limitare i danni le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna “Save Our Future” che fa dell’istruzione una priorità assoluta. In Italia gli studenti dovrebbero tornare in classe a settembre.
Un virus non naturale?
“Il sospetto che il Sars-Cov-2 non sia naturale non è un’eresia. Contiene innesti che possono arrivare dagli animali, ma anche dall’uomo”. Lo afferma in un’intervista a La Stampa Giorgio Palù, 71enne virologo dell’Università di Padova ed ex presidente della Società europea di virologia, impegnato nella stesura di un libro sul coronavirus: “Non va dimenticato che viene dalla Cina, che è stato taciuto per mesi con la disattenzione dell’Oms e che anche nel 2002 per Sars-Cov-1 i cinesi stettero zitti a lungo”.
E a chi gli domanda cosa stia accadendo in questo momento, Palù risponde:
“Come nei fenomeni fisici la pandemia si sparge da est a ovest e da nord a sud, attenuandosi col caldo e riemergendo col freddo. È un coronavirus che infetta la specie umana destinato a durare per generazioni. Ha una mortalità del 3,8 per cento contando i positivi al tampone, ma dell′1,5 se si calcolano tutti i contagiati. Lo scenario probabile è che rimanga senza diventare più virulento, coesistendo con l’uomo fino al vaccino o a un farmaco specifico. Questo non vuol dire che possiamo dormire sonni tranquilli”.
Rispondendo al medico Zangrillo del San Raffaele, che sostiene che il virus sia meno pericoloso, Palù ha affermato:
“Rispetto al virus iniziale di Wuhan, per la verità, quello che gira in Italia ha un’unica mutazione dimostrata che gli conferisce più contagiosità. Non sappiamo se successivi sviluppi lo abbiano reso meno virulento”.