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Donne vs donne sull’aborto farmacologico in day hospital. Si farà?

Dopo lo scontro tra Stato e Regioni relativo al Coronavirus, si passa all’aborto farmacologico, che ha acceso un grosso dibattito. aborto farmacologico come funziona

Tra il silenzio delle donne, a parte quelle impegnate in politica, nei partiti o nelle associazioni, e la strumentalizzazione ideologica del tema da entrambi gli schieramenti, l’Umbria sale sul banco degli imputati.

Cos’è successo? aborto farmacologico come funziona

Sui social e in giro per il web tiene testa, nelle ultime ore, proprio l’introduzione dell’aborto farmacologico, tornato di moda dopo la delibera con la quale la Giunta regionale impone il ricovero ospedaliero per l’assunzione della pillola RU 486.

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Migliaia di donne umbre sono pronte a firmare varie petizioni online contro il provvedimento. Ma eticamente, che valore potrà assumere questo gesto se si pensa che erano sempre donne coloro che deliberavano la regolamentazione di una tale ordinanza?

Fazioni politiche differenti, ma pensiero comune. L’ex governatrice di sinistra Catiuscia Marini ha da sempre seguito tematiche sociali legate, ad esempio, alle pari opportunità, alle discriminazioni sessiste e, appunto, all’aborto farmacologico.

Tanto che la sua Giunta, il 4 dicembre 2018, ha adottato una delibera che consentiva, in alcune strutture ospedaliere, l’assunzione della pillola RU 486 in regime di day hospital.

L’attuale presidente, Donatella Tesei, già senatrice della Lega, di certo, l’ha annullata, ma con un ulteriore provvedimento che, eliminando la “deroga” alla norma generale nazionale, stabilisce che il ricorso alla pillola abortiva possa avvenire solo a seguito di ricovero ospedaliero, secondo le linee di indirizzo del Ministero basate sul parere espresso dal Consiglio superiore di sanità nel marzo del lontano 2010.

Insomma, un cambio di rotta dopo l’altro, in cui l’unica vittima resta la donna. Non le Regioni o le Aziende sanitarie che dovrebbero occuparsi della gestione organizzativa dell’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica.

Colpa del solito Covid?

E’ stata proprio l’emergenza Coronavirus a riportare in auge il tema in questione in territorio umbro.

Il 13 maggio scorso, infatti, la Giunta regionale adotta una delibera sulla gestione delle strutture sanitarie, invitandole, in particolare, a promuovere maggiormente l’interruzione di gravidanza farmacologica rispetto all’intervento chirurgico, con lo scopo di tutelare la salute della donna e limitare i disagi.

Ma il primo a vociferare sulla cancellazione della delibera Marini è stato il senatore antiabortista Simone Pillon.

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Intanto, dal caso Umbria potrebbero dipendere anche le sorti del provvedimento a livello nazionale.

Cosa succederà prossimamente, all’interno di un contesto politico, come quello italiano, che tra PD, Movimento 5 Stelle e Lega, sembra sprofondare momentaneamente in una Fase… di caos?

Staremo a vedere. Voi, intanto, sareste d’accordo con l’aborto farmacologico così come teorizzato in quel di Perugia e provincia? Diteci la vostra con un commento, e continuate a seguirci su SegretoDonna!

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