in

La bellezza del diverso: Diane Nemerov Arbus, uno dei maestri della fotografia del ventesimo secolo

Diane Arbus

Care amiche e amici di SegretoDonna, Diane Nemerov Arbus, per chi ancora non la conoscesse è considerata uno dei maestri della fotografia del ventesimo secolo. Diane Arbus

Se io fossi semplicemente curiosa, mi sarebbe assai difficile dire a qualcuno: voglio venire a casa tua, farti parlare e indurti a raccontare la storia della tua vita. Mi direbbero: tu sei matta. E in più starebbero molto sulle loro. Ma la macchina fotografica dà una specie di licenza. Tanta gente vuole che le si presti molta attenzione, e questo è un tipo ragionevole di attenzione da prestare…
Una fotografia è un segreto che parla di un segreto, più essa racconta, meno è possibile conoscere.

Nasce a New York il 14 marzo 1923 da una ricca famiglia ebrea di origini russe proprietaria dei grandi magazzini Russek’s noto ed elegante negozio di abbigliamento femminile e pellicce ubicato sulla Quinta Avenue a New York, a pochi passi dalla boutique dei coniugi Avedon, genitori di Richard, futuro fotografo delle dive.

Già nel 1939, a soli sedici anni, in un tema scolastico una giovanissima Diane scriveva: «Ci sono e ci sono state e ci saranno un infinito numero di cose sulla Terra. Gli individui sono tutti diversi, tutti vogliono cose diverse, tutti conoscono cose diverse, tutti amano cose diverse, tutti sembrano diversi. Tutto quello che c’è stato sulla Terra è stato diverso dal resto. È questo che amo: la differenza, l’unicità di tutte le cose e l’importanza della vita». L’amore per la differenza sarà alla base della sua produzione che ricercherà non solo negli ambienti più particolari della sua città, ma anche in situazioni di apparente normalità come a Central Park, in cui di tanto in tanto si reca armata della sua macchina fotografica.

La sua famiglia era molto agiata, così tanto da non risentire neppure della crisi del ’29. Diane, insieme al fratello e alla sorella, cresce in un ambiente colto e progressista, ricevendo la migliore istruzione. L’incontro con quello che diventerà il futuro marito, Allan Arbus, avviene molto giovane, alla sola età di 14 anni con cui si sposerà poi nel 1941 contro il volere dei genitori.

Ricevette la sua prima macchina fotografica (una fotocamera Graflex) subito dopo essersi sposata all’età di 18 anni. Suo marito era un fotografo dell’esercito americano nella seconda guerra mondiale, carriera che Diane e il marito decideranno di intraprendere una volta finito il conflitto bellico.

All’inizio Diane fa da assistente ad Allan, ma ben presto grazie agli insegnamenti di Berenice Abbott, di Aleksej Česlavovič Brodovič e infine di Lisette Model, affina la tecnica e apprende l’arte della fotografia.

È con Lisette che Diane trova il suo personale stile e si avvicina ai primi soggetti da cui era particolarmente attratta, superando la sua grande timidezza.

Nello stesso periodo conosce Robert Frank e la moglie Mary, fino a quando nel 1960, entra in contatto con l’Hubert’s Museum, dove si esibivano molti personaggi particolari, di cui la fotografa diventa amica e confidente.Il rapporto con il marito Allan si incrina e Diane inizia la sua vita da sola, facendo nuove esperienze, conosce anche Emile De Antonio, che le mostra il film Freaks di Tod Browning, uscito nel 1932, che per lei è una rivelazione.

La sua prima pubblicazione è The Vertical Journey, sei foto pubblicate nel 1960 sulla rivista Esquire.

A questo segue nel 1961 The full circle su Harper’s Bazaar. Le sue immagini fanno fatica a essere pubblicate, se non grazie all’appoggio dell’amico Marvin Israel, all’epoca appena nominato art director di Harper’s Bazaar.

La Arbus sviluppa anche un nuovo filone di interesse, quello per i nudisti. Sempre nel 1962 Show pubblica le foto di Mae West della Arbus, che sembra però non siano piaciute molto alla diva. Le difficoltà con i soggetti ritratti per i lavori su commissione, che non gradiscono affatto il modo con cui la Arbus li ritrae, saranno una delle costanti del suo lavoro.

Proprio a Central Park, nel 1962 la fotografa s’imbatte in Colin Wood, figlio di un noto tennista del passato, un ragazzino magro che gioca con una bomba a mano giocattolo, cui chiede di potergli fare alcuni scatti. Inizia a girargli attorno e a fotografarlo, chiedendogli più volte di spostarsi, ma il piccolo Colin tende a mettersi in posa e ben presto si spazientisce perché vuole tornare a giocare. È in questo momento che Arbus scatta la foto che diventerà famosa. Il soggetto, teso e stufo, fa una faccia quasi maniacale, che lo stesso Colin Wood decenni più tardi in un documentario dirà essere la sua imitazione dei personaggi dei film di guerra che amava tanto da bambino, confessando inoltre che quello era forse il periodo più duro della sua infanzia a causa del divorzio dei genitori e che nella foto di Diane Arbus ha sempre percepito un senso di commiserazione, come se la fotografa avesse colto la sua infelicità e fosse riuscita a trasmetterla su pellicola.

Diane Arbus Child with a toy hand grenade in Central Park
Child with a toy hand grenade in Central Park, N. Y. C 1962 – Diane Arbus Child with a toy hand grenade in Central Park, N. Y. C 1962 – Diane Arbus

Nel 1963 Diane Arbus vince la sua prima borsa di studio della Guggenheim. In questi anni frequenta il famoso fotografo di moda Richard Avedon. Fra il 1964 e il 1965 Diane Arbus è spesso in giro per New York a fare fotografie.

Nel 1965 il Museum of Modern Art (conosciuto anche con l’acronimo MoMA) presenta tre fotografie della Arbus in una mostra dal titolo Acquisizioni recenti. L’anno prima le aveva acquistato sei immagini (più una in regalo). La reazione del pubblico non fu di indifferenza, e spesso le fotografie dovevano essere pulite dagli sputi dei visitatori. Nel 1965 Diane tiene un corso di fotografia alla Parson School of Design. Invece di far studiare l’arte sui libri la Arbus porta gli studenti a vedere le opere nei musei. Nel 1966 Diane è in Giamaica, fotografa per il New York Times delle foto di moda per bambini. Nel 1967 il MOMA espone trenta sue foto nella mostra New Documents, insieme a foto di Garry Winogrand e Lee Friedlander. La mostra è un grande successo, nonostante le polemiche che la accompagnano.

uomo truccato da donna

In questa immagine realizzata nel 1966 vi è ritratto un uomo truccato da donna: bigodini, sopracciglia rifatte, lunghe unghie curate, eppure un naso, un mento e una bocca che ne rivelano la mascolinità. I travestiti non sono una novità a New York; già dagli anni ’50 il Village è il centro della scena beat americana, e nei Sessanta gli omosessuali cominciano a farsi avanti con sempre meno timore, a uscire senza nascondersi e a frequentare dei locali gay. Nel giugno 1969 scoppiano i moti di Stonewall proprio a pochi isolati di distanza dal luogo in cui è scattata la foto: il primo caso di rivolta della comunità gay contro i soprusi e le violenze della polizia. Questo scatto è uno dei primi attraverso cui la comunità Lgbt entra nei più prestigiosi musei del mondo, non senza resistenze da parte del pubblico. Proprio questa fotografia, esposta al Moma nel 1967, riceve gli sputi di un visitatore.

In questo periodo conosce Stanley Kubrick che la omaggerà in Shining per le gemelline Grady, ispirandosi alla famosa fotografia Identical Twins, Roselle, New Jersey realizzata nel 1967 dalla fotografa statunitense. Lo scatto ritrae due gemelle identiche affiancate una all’altra e anzi quasi sovrapposte, tanto da sembrare a una prima occhiata gemelle siamesi che condividono un braccio. E non è questo l’unico elemento a suscitare inquietudine: il nero del vestito e dei capelli delle bimbe si contrappone agli elementi bianchi, al muro di sfondo e soprattutto agli occhi vitrei dei due soggetti.

gemelline Grady
Diane Arbus Identical Twins Roselle New Jersey 1967

Sul finire degli anni ’60 l’America cambiava sempre più velocemente lontana da quella dell’inizio. Un’America contraddistinta, tra l’altro, dall’opposizione o dal sostegno alla Guerra in Vietnam.

Molte erano le manifestazioni, all’epoca, da una parte e dall’altra. La Arbus preferiva però ritrarre i singoli, come questo sostenitore della guerra, un giovane “patriota” americano. Lo scatto, realizzato nel 1967 con un flash potente, ce lo mostra però quasi mostruoso nel suo acne giovanile, con la sua bandiera e la spilla “I’m proud” (“Sono orgoglioso”).

Diane Arbus Patriotic Young Man
Patriotic Young Man with a Flag, N.Y.C., 1967

Nell’aprile del 1969 è a Londra, fotografa per le riviste Nova e il Sunday Times. Su Nova escono le sue foto di sosia di personaggi famosi: sono gli anni in cui Diane si vede spesso alle manifestazioni pro e contro la guerra in Vietnam. Alla fine del 1969 la Arbus si trasferisce al Wesbeth, un condominio di New York che per statuto accetta solo artisti.

Diane Arbus Jewish Giant
Jewish Giant, Taken at Home with His Parents in the Bronx, New York

Nell’immagine, scattata nel 1970, vediamo una foto che unisce le due tendenze di cui abbiamo appena visto i principali esempi. Una foto che, cioè, rende strana la normalità e normale la stranezza: la famiglia di Eddie Carmel, il cosiddetto Jewish Giant che in quegli anni aveva raggiunto una certa popolarità in città ma che solo la foto della Arbus e un paio di film di scarso impatto hanno permesso di consegnare ai posteri.

Carmel era nato nel 1936 a Tel Aviv, ed era affetto da gigantismo; ancora bambino si era trasferito assieme alla famiglia negli Stati Uniti, e qui era arrivato all’altezza pare di due metri e ventun centimetri, anche se i manifesti pubblicitari parlavano addirittura di due metri e sessantotto.

Anche se i genitori erano contrari, aveva presto iniziato ad esibirsi in vari circhi come fenomeno da baraccone e nel 1970, a 34 anni, era all’apice della sua pur modesta carriera. Sarebbe morto appena due anni dopo a causa della sua malattia.

Nella fotografia non è però tanto Eddie ad apparire strano, quanto i suoi genitori, le loro pose e i vestiti, infatti, sembrano stonare con la situazione; la loro formalità col figlio sembra quasi stride con il loro apparente nanismo.

La stessa Arbus disse: «Quando lui sta in piedi col suo braccio attorno a loro sembra quasi che possa farli scontrare. Discutono vestiti in un modo così banale che sembra esagerato dalla loro tragedia… un modo arrogante, angosciato, perfino stupido».

Nel 1970 Diane inizia a fotografare dei disabili in un istituto. È la serie che diventerà nota dopo la sua morte con il titolo di Untitled. Fra gli ultimi soggetti della Arbus vi sono anche le prostitute e i clienti di alcuni bordelli sadomaso.

Fotografare ciò che le faceva paura era il modo per sfidare se stessa, e utilizzava lo scudo della macchina fotografica per sentirsi protetta.
I soggetti della Arbus: giocolieri, gemelli, bambini, nudisti, disabili, prostitute, travestiti, transessuali e emarginati, tutti ritratti che le hanno fatto attribuire il soprannome di “fotografa dei mostri”, un appellativo che lei detestava, ma che sui malgrado non è mai riuscita a cancellare.

Da questo momento la parabola artistica di Diane Arbus, pur fra mille difficoltà economiche e umane, ascende senza più fermarsi, anche se non ha mai visto il meritato riconoscimento come fotografa durante la sua vita.

Donna coraggiosa e grandissima fotografa, Diane purtroppo si suicida nella notte tra il 26 e il 27 luglio 1971, a quarantotto anni d’età, ingerendo un’ingente dose di barbiturici e tagliandosi le vene nella sua vasca da bagno dove verrà trovata da Marvin Israel solo due giorni dopo. Da tempo ormai soffriva di depressione.

Nel 1972, esattamente un anno dopo la sua morte, le sue foto sono state esposte alla Biennale di Venezia: è la prima volta che la fotografia americana arriva in Laguna.

Oggi, le sue opere sono conservate, tra le altre cose, nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art di New York, della National Gallery of Art di Washington e del Los Angeles County Museum of Art.

Scritto da firedream79

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cosa ne pensi?

prevenzione obesità infantile

Allarme obesità infantile: saper mangiare bene è importante sin da bambini

laboratorio contro violenza minori

Laboratorio permanente contro la violenza sui minori, iniziative nelle scuole